Le livestream di Facebook sono relativamente recenti e sembra che siano state ben accolte dagli utenti del social network. Arrivate sulla piattaforma da poco tempo si sono, infatti, diffuse in fretta e sono usate per le più svariate motivazioni: streaming di eventi, gaming, stream d'arte ecc..
Tuttavia sembra che la major dei social voglia porre un freno all'uso delle live e ai contenuti web, impedendone l'uso a chi abbia infranto la sua policy, anche solo una volta, applicando una politica “one strike”.
Già in precedenza, l'uso della piattaforma è stato vietato e limitato tramite una serie di normative relative a “Individui e organizzazioni pericolose”. Il sito riporta infatti:
“Per impedire e interrompere atti di violenza reali, non permettiamo la presenza su Facebook di organizzazioni o individui coinvolti in: • Terrorismo • Crimini d'odio
• Omicidio di massa o seriale • Traffico di esseri umani • Violenza o attività criminale organizzata
Facebook, inoltre, rimuove contenuti che esprimono supporto o elogio di gruppi, leader o individui coinvolti in queste attività. Apparentemente è proprio questo punto della policy alla base delle nuove regolamentazioni.
Gli eventi scatenanti
Nuova Zelanda, ore 14.30. Due moschee sono prese d'assalto da 4 terroristi che uccidono 49 persone. Un attentato che trova le sue origini solo nell'odio antisemita e anti-musulmano e che avrà forti ripercussioni, non solo a livello civile ma anche nel mondo dell'informatica.
Perché? La risposta è semplice. Uno dei due attacchi è stato ripreso in diretta su Facebook per circa 17 minuti, ed è circolato sul web per diverso tempo prima che fosse cancellato e rimosso completamente.
Sull’argomento, Rosen, vicepresidente della piattaforma, ha dichiarato che: “In seguito agli orribili attacchi terroristici in Nuova Zelanda, abbiamo esaminato che cosa possiamo fare di più per limitare i nostri servizi dall’essere utilizzati per causare danni o diffondere odio”. Aggiungendo che: “Il nostro obiettivo è ridurre al minimo il rischio di abusi sulla piattaforma Live e allo stesso tempo permettere alle persone di vivere in modo positivo ogni giorno”
Queste restrizioni, a detta di Rosen, saranno applicate in maniera più ferrea verso tutti gli utenti della piattaforma, che saranno impossibilitati anche nella creazione di annunci che infrangano la policy.
Anche la condivisione di link e dichiarazioni, legate a gruppi terroristici, seppur senza una specifica contestualizzazione, saranno considerate violazioni. L' intenzione di Facebook rimane quella di estendere queste restrizioni anche ad altre aree tematiche.
I primi profili bloccati
I nomi di Alex Jones, Milo Yiannopoulos e Louis Farrakhan vi dicono qualcosa? Dovrebbero, in quanto sono i possessori dei primi profili cancellati da Facebook e Instagram, a seguito dell'inasprimento delle policy, ma soprattutto in quanto accusati di incitamento all'odio razziale e di comportamenti sessisti.
Il primo tra i profili citati, quello di Alex Jones, appartiene a un conduttore radiofonico americano, appartenente all'estrema destra, complottista e fondatore del sito Infowars; già sospeso da Twitter, aveva vista la cancellazione di numerosi contenuti sul social di Zuckenberg.
Il secondo, Milo Yiannopoulos, pseudonimo di Milo Hanrahan, è un giornalista e scrittore brittannico che si autodefinisce "libertario". Critico su Islam, ateismo, femminismo, e contrario al politicamente corretto, non a caso, è uno dei leader del movimento americano dell'alt-right. Nel 2016 il suo profilo Twitter era già stato rimosso per coinvolgimento in abuso e molestie, in relazione ad una campagna contro l'attrice Leslie Jones.
Louis Farrakhan, infine, è il leader del movimento religioso islamico "Nation of Islam", considerato omofobo, antisemita e misogino.
Oltre a questi esempi sono stati bloccati anche altri profili di estrema destra operanti sul sito Infowars.
Giusto o sbagliato?
A livello di diffusione dei contenuti, la nuova policy di Facebook potrebbe creare non pochi problemi: pensiamo a tutte quelle pagine o siti che si occupano di informazione e di divulgazione. I loro contenuti, seppur ben contestualizzati potrebbero essere cancellati e le loro pagine sospese.
I social, inutile negarlo, hanno un impatto fortissimo sulle nostre vite, sul nostro modo di agire, pensare e di essere. Tutti noi, specialmente i più giovani sono influenzati da ciò.
Monitorare i messaggi veicolati attraverso queste piattaforme è importantissimo perché il terrorismo e l'odio vivono e si diffondono grazie alle condivisioni degli utenti.
In questo momento storico, bisogna essere in grado di salvare sia la capra che i cavoli, come si suol dire.
Questo implica che, nel caso specifico Facebook, dev'essere in grado di capire quale sia informazione e quale sia incitamento all'odio, senza bloccare tutti i contenuti relativi a temi “scottanti”, penalizzandoli o rimuovendoli come abbiamo già visto fare l'anno scorso da YouTube, altra celebre piattaforma che sta silenziando tantissimi canali di informazioni.
Vedremo come si evolveranno le cose, e speriamo in questa fase transitoria non si intraprenda una strada troppo estrema.